Biografia
Adolfo Morizio
Chi è Adolfo Morizio
Cresciuto in un paesino ai piedi della Maiella, in Abruzzo, ha fatto in tempo a conoscere le ultime propaggini di quell’antica società contadina, rimasta per secoli quasi immutata.
Ha condiviso la fatica della mietitura, ammucchiando i covoni nell’aia, ha partecipato al sacro rito della vendemmia, ha preso parte alla festa della raccolta a mano delle olive. Ha sentito il profumo croccante del pane preparato con lievito madre e cotto nel forno a legna, il sapore torbido del mosto, il colore fruttato dell’olio appena spremuto. Ricorda un tempo dilatato in estate e scandito dalla fiamma del camino in inverno.
Suo padre Tommaso, «il Poeta», gli ha instillato l’amore per i libri, la poesia, la storia e gli ha insegnato a cercare la verità oltre le apparenze. Ricorda che, all’età di quattro anni, durante uno dei tanti pranzi che, essendo legati alla ritualità contadina, coinvolgevano tutte le famiglie del vicinato, era capitato a tavola vicino a T., un ragazzo con una disabilità gravissima; tutti avevano cominciato a mangiare allegramente, mentre lui, immobile, temeva che T. gli facesse del male. Suo padre se ne accorse e, con una banale scusa per non dare nell’occhio, invertì i posti a sedere dicendogli a bassa voce: «Non avere paura!».
Rimase a osservare quel ragazzo, ora seduto vicino a suo padre, e comprese di aver scambiato per atteggiamenti minacciosi quelli che in realtà erano dei semplici sorrisi!
Dopo la laurea in Lettere e un dottorato di ricerca in Storia del cristianesimo medievale, ha cominciato a insegnare nella Scuola secondaria di I grado, dapprima italiano e poi sostegno. E quell’episodio dell’infanzia, rimasto sepolto per trent’anni, è riaffiorato alla memoria esattamente il primo giorno di scuola come insegnante di sostegno: vedendo F., una bambina con disturbo dello spettro autistico, gli tornarono in mente le parole di suo padre: «Non avere paura!».
Da allora, dopo più di dieci anni, ne ha visti tanti di sorrisi! Ha incontrato la simpatia di A., la testardaggine di E., la dolcezza di L. … e poi ha capito che l’unica, vera, grande disabilità si chiama pregiudizio! Ha capito che l’inclusione vera si realizza solo tuffandosi a capofitto nelle classi, senza avere paura del carico emozionale che ne deriva, scovando le qualità di ognuno, provando, sbagliando e, in fin dei conti, scoprendo ogni giorno qualcosa in più su se stessi!
Attualmente è docente di sostegno e referente per l’inclusione presso la Scuola secondaria di I grado dell’I.C. “A. Manzi” di Torre de’ Passeri (Pescara), ma quando gli chiedono cosa insegna, sorride e risponde: «Un po’ di tutto!».